Aci Trezza, il paese dei Malavoglia di Giovanni Verga
Aci Trezza, il paese dei Malavoglia di Giovanni Verga. Wilson44691, CC0, via Wikimedia Commons

I faraglioni di Aci Trezza, chiamati “Ciclopi”.

Aci Trezza si trova a pochi chilometri da Catania, sulla “Riva dei Ciclopi”. Fondata nel XVII secolo, nel successivo contava circa 1500 abitanti e nell’Ottocento (nel periodo in cui è ambientato I Malavoglia), almeno 3000; aveva le caratteristiche del borgo marinaro e quindi un’economia fondata pressoché esclusivamente sulla pesca.

Giovanni Verga, che conosceva bene questa zona della Sicilia, la scelse come ambientazione geografica del romanzo. Oggi è possibile riscoprire le tracce della famiglia Malavoglia nell’abitato del comune di Aci Trezza, soprattutto in due luoghi: il porto e la “casa del nespolo”.

Veduta del porto di Aci Trezza
Veduta del porto di Aci Trezza

Il porto è ancora animato da una intensa attività di pescatori e l’insenatura naturale in cui si adagia, di fronte ai Faraglioni, è identica a quella da cui salpava la Provvidenza di padron ‘Ntoni.

Aci Trezza: Casa-Museo del Nespolo
Aci Trezza: Casa-Museo del Nespolo (casa de I Malavoglia)

Per ritrovare la “casa del nespolo”, ci si deve addentrare nel dedalo delle viuzze fino alla scalinata di via Centrale, dove pochi anni fa è stato aperto un piccolo museo che raccoglie oggetti relativi alla vita quotidiana dei pescatori narrata ne I Malavoglia.
La casa a due piani collegati esternamente da una scaletta in pietra, è molto semplice e si apre su un cortiletto interno, su un lato del quale fa mostra di sé il famoso nespolo.
Si visitano i locali del piano terra, dove un unico stanzone faceva da cucina e da camera da letto. Vi sono stati radunati oggetti e mobili d’epoca, che restituiscono al visitatore l’emozione di condividere gli spazi piuttosto angusti con padron ‘Ntoni o di vedere giocare nel cortile Lia, ancora bambina, o di sentire il ritmico battere della Longa, con il pettine sul telaio. Molti strumenti da pesca che Verga descrive con precisione e competenza sembrano pronti per essere caricati sulle spalle di Bastianazzo, prima di raggiungere il porto: reti, sartie, funi, parti di velatura, remi, ami di varia grossezza e foggia, lampare a petrolio, attrezzi da calafataio e via dicendo.

Attraverso il cortile, si entra nell’altro grande locale, al cui centro domina il modello della Provvidenza, con i suoi sgargianti colori.