Ercolano e Pompei, posti ai piedi del vulcano Vesuvio, nel Golfo di Napoli, hanno avuto il medesimo destino, quello di essere sepolte dalla lava.
Ercolano e Pompei distrutte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Il destino di Pompei si compì in un tragico giorno del 79 d.C., quando avvenne l’eruzione del Vesuvio. La città di Pompei fu sepolta sotto alcuni metri di cenere vulcanica e molti degli abitanti morirono asfissiati nelle loro case. La vicina Ercolano fu invece sommersa dal magma vulcanico.
I ricchi Romani consideravano Ercolano e Pompei lussuose località di villeggiatura. Gli abitanti della zona non sapevano che il Vesuvio fosse un vulcano, poiché esso appariva come un’innocua e verdeggiante montagna. Perciò, quando, nel 79 d.C., il Vesuvio si risvegliò inaspettatamente, dopo circa 800 anni di quiete, colse tutti di sorpresa.
Gli scavi archeologici di Ercolano e Pompei
Ercolano e Pompei giacquero entrambe dimenticate fino agli inizi del XVIII secolo. Nel 1709, il principe di Elboeuf, infatti, venuto a conoscenza della scoperta di marmi lavorati nei dintorni, iniziò a indagare scavando (fosse e gallerie) quello che oggi conosciamo come il sito di Ercolano.
Ebbe la fortuna di scoprire l’antico teatro (il primo esempio completo di teatro romano mai rinvenuto) ma si interessò principalmente delle opere d’arte destinate ad arricchire la sua collezione, opere che vennero asportate senza alcun riguardo per la loro collocazione originaria.
Sulla scia dell’opera di Elboeuf, i lavori di scavo a Ercolano ripresero in maniera un poco più sistematica nel 1738, mentre nel 1748 venne scoperta Pompei.
I lavori procedettero sotto il patronato del re di Napoli, Carlo III di Borbone, ma mirarono ancora una volta al recupero di capolavori antichi destinati ad abbellire il palazzo reale.
Giuseppe Fiorelli
Gli scavi divennero sistematici e razionali solo a partire dal 1860, allorché Giuseppe Fiorelli fu incaricato di condurre i lavori di Pompei.
Nel 1864 egli mise a punto un efficace sistema per trattare le cavità nello strato di cenere all’interno delle quali venivano rinvenuti gli scheletri sepolti dall’eruzione. Egli provò semplicemente a riempire le cavità con gesso liquido. La cenere solidificatasi intorno alla cavità agiva come uno stampo e il gesso assumeva esattamente la forma del corpo scomparso.
In una successiva evoluzione di questa tecnica, gli archeologi hanno poi sostituito al gesso una fibra di vetro trasparente, che rende possibile vedere i resti delle ossa e i manufatti eventualmente annessi al corpo.
Amedeo Maiuri
Amedeo Maiuri ha condotto scavi a Pompei tra il 1924 e il 1961, portando alla luce ampi resti delle fasi più antiche della città al di sotto dei livelli del 79 d.C.
In anni più recenti il suo lavoro è stato integrato da ulteriori e più mirate indagini condotte da diversi team internazionali di archeologi.
Pompei rimane il più completo scavo urbano mai intrapreso. La pianta della città risulta chiara nei suoi elementi essenziali e sono stati indagati gran parte degli edifici pubblici e un grandissimo numero di botteghe e case private. Ciò nonostante, la possibilità di ulteriori studi e interpretazioni è ancora enorme.
Ercolano e Pompei, con l’area archeologica di Oplontis (Torre Annunziata), sono state riconosciute dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità dal 1997. Sono siti archeologici tra i più importanti al mondo.