Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi

Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi (1593-1653), è un dipinto a olio su tela, 199×162 cm, del 1620 circa. Il committente dell’opera è Cosimo II dei Medici (1590-1621), Granduca di Toscana.

Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia dove si trova?

Il dipinto di Artemisia Gentileschi, noto anche come Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi, è conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

Perché Giuditta taglia la testa a Oloferne?

La realizzazione del dipinto fu terminata nel 1620 circa, a Roma, dopo che la donna aveva soggiornato sette anni a Firenze per sfuggire allo scandalo del processo intentato nei confronti del pittore Agostino Tassi, reo di averla violentata. Il processo si era concluso con l’umiliazione della giovane Artemisia.

Nel dipinto, che descrive un episodio biblico tratto dall’Antico Testamento, Artemisia pare trasferire l’odio per il suo violentatore.

Infatti, Giuditta, giovane ebrea di Betulia, è colta nel momento in cui, per salvare il suo popolo dall’assedio dell’esercito del sovrano assiro Nabucodonosor (nella realtà storica, babilonese), decapita il comandante dell’esercito nemico Oloferne, che ha ingannato con la seduzione, salvaguardando però la propria purezza.

La giovane Giuditta è aiutata nell’azione dalla fedele serva Abra. Secondo il racconto biblico, però, la serva non entra con Giuditta nella tenda di Oloferne. Attende fuori e chiamata a esecuzione compiuta.

Notate il materasso: sembra quasi imbevuto di sangue vero.

La scena presenta un’importante novità tematica: molti artisti hanno rappresentato questo soggetto inserendo la serva come semplice spettatrice, Artemisia invece rende anche questo personaggio protagonista dell’azione.

La prima versione di Giuditta e Oloferne di Artemisa Gentileschi al Museo di Capodimonte a Napoli

Artemisia Gentileschi Giuditta e Oloferne

Esiste anche una prima versione di Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi, realizzato tra il 1612 e il 1613, e che oggi si trova presso il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli.

L’episodio biblico soggetto di questo dipinto è comunque molto presente nella tradizione iconografica. Anche Michelangelo Merisi Caravaggio ha realizzato una tela intitolata Giuditta e Oloferne, oggi conservata a Palazzo Barberini, a Roma.