Il Placito capuano è conservato presso l’Archivio dell’Abbazia di Montecassino. Risalente all’anno 960 d.C., è una delle prime testimonianze del volgare italiano.
Storia del Placito Capuano
Il prezioso placito (sentenza) contiene la decisione del giudice di Capua, Arechisi, chiamato a risolvere la questione del possesso di terre, rivendicate sia dagli abati del Monastero di Montecassino sia da un certo Rodelgrimo.
Il documento è quasi totalmente in latino, ricco di formule giuridiche tipiche del linguaggio legale. Tuttavia, la parte che riporta la testimonianza orale a favore degli abati è trascritta dal giudice in volgare campano, quasi a voler sottolineare la necessità della comprensione da parte di tutti di quell’importante passaggio.
Testo del Placito Capuano
Sao ko kelle terre, per kelle fini
que ki contene trenta anni le
possette parte Sancti Benedicti.
So che quelle terre, per quei confini
che qui si descrivono
le possedette per trenta anni il convento di San Benedetto.
Il testimone dichiara quindi che per almeno trenta anni le terre contese sono state in realtà del Monastero di Montecassino; il che le rende di diritto di proprietà degli abati.
Una testimonianza della lingua italiana “volgare”
Il Placito cassinese è il primo documento scritto in volgare, come si evince da alcune caratteristiche delle lettere e delle parole utilizzate:
- l’uso della consonante k – Sao ko kelle terre
- l’uso di “trenta”, parola italiana che in latino si scrive triginta;
- uso del pronome “le” la cui forma latina è illas.
Il placito capuano sancisce per la prima volta la fine del latino anche nei testi ufficiali, in favore della lingua volgare, ovvero della lingua parlata dal popolo.
Il primato del Placito capuano è da sempre messo in discussione dal cosiddetto Indovinello veronese, che risale all’inizio del VII secolo d.C. Ma i filologi sono ormai concordi a ritenere quello veronese più un esempio di “tardo latino” che di “primo volgare”.
L’abbazia di Montecassino
L’abbazia di Montecassino è una delle più antiche abbazie benedettine di Europa. Grazie alla sua posizione strategica, era una via obbligata per monaci e pellegrini che dal sud salivano a Roma. Per questo motivo fu teatro di una storica battaglia tra tedeschi e alleati, durante la seconda guerra mondiale, che portò alla quasi distruzione dell’abbazia.
Nel Museo dell’Abbazia potrete vedere Il Placito capuano perfettamente conservato, oltre molte opere, manoscritti e libri antichi. Per informazioni e prenotazioni potete visitare il sito dell’Abbazia