San Matteo Michelangelo, 1504-1505. Marmo, altezza 216 cm, Firenze, Galleria dell’Accademia.
Nel 1503 l’Opera di Santa Maria del Fiore assieme all’Arte della Lana, commissionò a Michelangelo la realizzazione delle statue dei dodici apostoli destinate a essere collocate nella navata o sotto la cupola del Duomo di Firenze.
Michelangelo iniziò a scolpire San Matteo, lasciandolo però incompiuto perché papa Giulio II chiamò il grande artista del Rinascimento a Roma, per la realizzazione della sua monumentale tomba.
San Matteo, il non finito di Michelangelo Buonarroti
Il San Matteo di Michelangelo è un esempio di “non finito”, la tecnica scultorea da egli usata.
In questa scultura incompiuta destinata a Santa Maria del Fiore, e oggi conservata alla Galleria dell’Accademia, si può osservare che Michelangelo girava attorno al blocco di marmo, con il trapano procedeva per gradi di profondità nel blocco di marmo, poi con lo scalpello ne sbozzava le parti principali, quindi interveniva con la gradina, uno strumento dentato che lascia una serie di rigature parallele, che sono rimaste visibili. Contemporaneamente procedeva con la definizione di alcune parti, le più sporgenti, fino a levigarle.
Il risultato è dinamico, come se il santo stesse compiendo uno sforzo per liberarsi dal marmo, che per Michelangelo è il simbolo della nostra “prigione terrena”.
La posa della figura, con le parti del corpo orientate in direzioni contrastanti, è detta serpentinata e sembra ispirarsi a quella del Laocoonte, il gruppo scultoreo di epoca ellenistica al cui ritrovamento, nel 1506, Buonarroti ebbe modo di assistere.
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