Tomba del tuffatore
Tomba del tuffatore. Velvet modified (I put the five panels together, with proportions respected within a 2% margin of error) by Firedrop, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

La Tomba del tuffatore è la celebre tomba esposta al Museo Archeologico Nazionale di Paestum, dove sono conservate tante testimonianze artistiche di particolare interesse.

 

 

Quando fu trovata la Tomba del tuffatore?

Fu scoperta nel 1968 a sud di Paestum, in località Tempa del Prete, in Campania.

Costituisce l’unico esempio pervenutoci di pittura arcaica greca in Magna Grecia, databile intorno al 470 a.C.

Cosa rappresenta la Tomba del tuffatore?

L’opera consiste in una tomba a forma di cassa, in cui era sepolto un giovane uomo accompagnato da un corredo funerario costituito da pochi oggetti: tre vasi di raffinata fattura e una lira.

La Tomba è formata da lastroni di pietra e chiusa con un coperchio. La particolarità di questa struttura funeraria è quella di presentare l’interno completamente affrescato.

Lungo le lastre principali sono rappresentati alcuni giovani che si intrattengono dopo un banchetto, sdraiati su klinai. Alcuni sono intenti a bere, altri a suonare.

In una scena è rappresentato il gioco del Kottabos, che consisteva nel far roteare con un dito la coppa da cui si beveva, lanciando le ultime gocce del proprio vino a centrare un bersaglio, costituito dalla coppa di un altro commensale.

La lastra di copertura del tuffatore di Paestum

Il tuffatore di PaestumSul coperchio della lastra di copertura si trova la scena del tuffo simbolico verso l’aldilà, rappresentato dall’acqua, che allude al mondo dei defunti.

L’ambientazione è limitata ad una piccola superficie d’acqua e a due alberi stilizzati. Il pilone rappresenta forse una delle Colonne d’Ercole, estremo confine del mondo conosciuto.

La composizione è schematica, come è evidente nelle lastre laterali, caratterizzate dalla sequenza ritmica delle figure.

La linea è continua e percorre i contorni delle figure; descrive in modo essenziale l’anatomia dei corpi.

Come in tutta la pittura arcaica, il colore è uniforme e ridotto a poche tinte: l’azzurro (le coperture dei klinai), il bruno, l’ocra e il bianco.