Il villaggio di Catalhoyuk, a sud-est di Ankara in Turchia, risale al 6250 a.C. circa. È la più antica città al mondo di cui si è trovata traccia.
La caratteristica più evidente è l’assenza di strade. Le case, di forma generalmente rettangolare, avevano infatti i muri in comune ed erano privi di porte e finestre, probabilmente per esigenze di difesa.
Presentavano un’apertura sul tetto, che costituiva il luogo di accesso attraverso le scale in legno, che venivano ritratte in caso di pericolo.
La vita a Catalhoyuk si svolgeva a livello delle terrazze e ci si spostava camminando sui tetti posti ad altezze diverse. Ogni casa aveva una dispensa per conservare il cibo e un cortile dove allevare gli animali.
Le case, che avevano dimensioni molto simili (20-30 m²), erano costituite da un ambiente principale con un focolare centrale e un forno e vari banconi addossati alle pareti.
L’alto numero di locali adibiti ad abitazione fa presumere l’esistenza di una comunità di cinque-settemila persone, dedite alla caccia, alla pastorizia, all’agricoltura.
I reperti archeologici inoltre documentano l’esistenza di attività di lavorazione e di trasformazione delle materie prime. Oltre agli usuali utensili in legno o in pietra sono stati infatti ritrovati oggetti in ceramica, stoffe per indumenti e tappeti, armi e altri strumenti taglienti in ossidiana.
L’alta qualità di questi manufatti lascia presupporre che ci fosse una numerosa classe artigianale.
Dai ritrovamenti effettuati si è inoltre scoperto che la popolazione conservava le ossa dei defunti in casa, dopo che i morti erano rimasti esposti all’azione degli avvoltoi, perché ne asportassero le carni. Conservando le ossa del defunto in casa, i suoi cari garantivano a loro stessi la benedizione e la protezione.
Catalhoyuk venne abbandonata intorno al 5700 a.C., forse a causa di un incendio o di un’eruzione vulcanica.