Tempio di Apollo a Delfi
Tempio di Apollo a Delfi. Adam L. Clevenger, CC BY-SA 2.5, via Wikimedia Commons

Il Tempio di Apollo a Delfi fa parte del famoso sito archeologico visitato ogni anno da migliaia di turisti. Da lì il dio Apollo parlava agli uomini attraverso la Pizia.

Dobbiamo immaginare gli antichi pellegrini che giungevano carichi di ansie e di domande. Essi salivano al grande Tempio di Apollo a Delfi attraverso la “Via Sacra”.

Era questa una strada tortuosa che s’inerpicava sul fianco della collina e ai lati della quale si ergevano gli splendidi monumenti votivi costruiti dalle singole polis. Questi monumenti ospitavano i doni e gli ex-voto offerti ad Apollo dalle diverse comunità o da privati cittadini.

All’interno del tempio, diviso in spazi distinti, aveva luogo il misterioso rituale legato alla Pizia, l’oracolo del dio.

I consultanti venivano ammessi ad uno ad uno all’interno del Tempio di Apollo a Delfi; prima però dovevano purificarsi alla fonte Castalia (proprio come aveva fatto Apollo stesso dopo l’uccisione di Pitone), pagare una tassa preliminare e offrire una capra in sacrificio.

La Pizia, nascosta allo sguardo dei pellegrini, stava seduta su una alto sgabello a tre piedi. In origine la sacerdotessa era una giovane vergine nativa del paese. In seguito, a coprire questo ruolo, fu scelta una donna di età più avanzata, che viveva all’interno del santuario e doveva osservare una rigorosa castità.

Accanto al suo tripode si trovava l’omphalós, considerato il simbolo del santuario e l’ombelico del mondo. Si trattava, in concreto, di una pietra di forma conica, rivestita di bende intrecciate. La tradizione voleva che essa fosse proprio la pietra che Rea aveva dato da divorare a Crono, suo sposo, al posto di Zeus appena nato.

Ma perché proprio quel luogo fu considerato il centro del mondo? Zeus lo aveva individuato facendo volare contemporaneamente, dall’estremo Oriente e dall’estremo Occidente, due aquile. Per questo motivo, la pietra che rappresentava l’omphalós era fiancheggiata dall’effigie di due aquile.

Come i consultanti, anche la Pizia si sottoponeva ad un cerimoniale preparatorio prima di proferire il responso del dio. Beveva l’acqua della fonte Cassiotis, masticava alcune foglie di lauro e assorbiva i vapori che salivano da alcune fenditure del terreno e che le procuravano uno stato di trance. Dai suoni più o meno intelleggibili che uscivano allora dalla sua bocca, i sacerdoti traevano il responso che trasmettevano per iscritto ai fedeli che avevano interrogato il dio.