Varanasi, l’antica Benares, si trova sulla riva sinistra del fiume Gange, nello Stato dell’Uttar Pradesh. La leggenda sostiene che sia stata fondata 5 000 anni fa dal dio Shiva, uno dei tre grandi dèi dell’Induismo (gli altri sono Brahma e Vishnu).
Per gli induisti e i buddisti è la città sacra per eccellenza. Per questo, ogni fedele vi si deve recare almeno una volta nella vita e immergersi nelle acque del fiume sacro da almeno cinque diversi «ghat». I «ghat» sono i gradoni di pietra che discendono verso l’acqua del fiume e che si trovano lungo le sue sponde.
Molti fedeli scelgono di morire lungo le rive del Gange di Varanasi, perché credono che sia l’unico posto della Terra in cui ci si possa pulire l’anima dai peccati e sfuggire così all’eterno ciclo di morte e di rinascita.
Il Gange è infatti considerato come fonte di vita e di benedizione. Ogni fedele cerca di vivere sulle sue rive almeno qualche giorno della sua vita e, se possibile, di morire vicino alle sue acque.
Per questo nel fiume si può pregare, fare riti e spargere le ceneri dei defunti, ma anche lavarsi e lavare gli animali e gli abiti; gettare i resti delle offerte dei templi; lasciare che gli animali vi si immergano liberamente.
Come una madre, il Gange accoglie tutto e tutto purifica e guarisce.
Ogni anno la città viene visitata da milioni di pellegrini.
I turisti che vogliono assistere alle cerimonie rituali possono farlo da una barca che risale il fiume.
Sul fiume, al di là delle grandi scalinate in pietra, sorgono templi, case di ricchi maharaja, alberghi per pellegrini, cliniche.
La riva destra è invece considerata infausta e nessun indù oserebbe bagnarvisi.