Casa delle vestali
Casa delle Vestali al Foro Romano. MM, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Vesta era molto venerata nell’antica Roma, il suo nome ha la stessa etimologia di quello della dea greca Estìa (che in greco significa “focolare”, “famiglia”) e le due dee godevano di un culto simile.

Estìa era figlia di Crono e di Rea e quindi sorella di Zeus. Quando le si presentarono come pretendenti Apollo e Poseidone, come Artemide e Atena, non volle saperne delle nozze e giurò, chiamando a testimone lo stesso Zeus, che non si sarebbe mai sposata e che sarebbe rimasta eternamente vergine.
L’importanza di questa dea presso i Greci era connessa col legame profondo che univa tutte le stirpi di una stessa nazione: quelli che andavano a colonizzare terre straniere, come simbolo del legame che mantenevano vivo con la madrepatria, portavano con sé il fuoco dell’altare pubblico eretto in onore della dea. Presso i Romani la divinità corrispondente a Estìa era Vesta.

Originariamente Vesta era la dea protettrice del focolare del re, poi divenne custode del focolare domestico, della pace e della prosperità familiare. Era venerata dalle singole famiglie, ma esisteva anche un culto ufficiale di stato.
Il tempio principale della dea era una piccola costruzione a pianta circolare nel Foro romano fatto costruire, secondo la tradizione, dal re Numa Pompilio (715-673 a.C.). La forma rotonda di tale tempio probabilmente riproduceva le capanne dei primi abitanti di Roma.
La festività solenne di Vesta (Vestalia sacra), risalente alle origini di Roma, si celebrava il 9 giugno: consolidava il particolare legame fra la rassicurante divinità e la popolazione.

Sacerdotesse di Vesta erano le Vestali, che godevano di grandissimo prestigio. In origine due, divennero quattro e infine sei o sette. Erano scelte dal pontefice massimo tra le ragazze di età compresa fra i sei e i dieci anni. Loro compito principale era di mantenere sempre acceso il fuoco sacro a Vesta nel tempio circolare: il suo estinguersi era considerato un segno di sventura e colei che si fosse resa colpevole di tale negligenza sarebbe stata gavemente punita. Le Vestali avevano l’obbligo rigoroso di vivere in castità durante il tempo del loro sacerdozio che durava trent’anni: dieci per la preparazione, dieci per l’esercizio del ministero e dieci, infine, per la formazione delle nuove giovani. Trascorso questo periodo potevano rientrare in famiglia e anche sposarsi.

Il fuoco sacro, custodito nel tempio di Vesta, venne spento nel 391 d.C. per ordine dell’imperatore Teodosio. Nel 380 d.C., infatti, Teodosio, con l’Editto di Tessalonica (e con una serie di ulteriori editti emanati tra il 381 e il 392) proibì i culti pubblici e fece chiudere tutti i templi pagani.