Il castello di Fumone: la prigione di Celestino V
Il castello di Fumone: la prigione di Celestino V

Il castello di Fumone prende il nome dal piccolo borgo medievale in provincia di Frosinone nel Lazio; la sua costruzione risale al IX e X secolo. Ancora prima che qui venisse imprigionato Celestino V, trovandovi la morte, il castello era stato già utilizzato come prigione.

Ma chi era Celestino V?

Celestino V, al secolo Pietro da Morrone, era un monaco eremita, originario del Molise. Il 5 luglio 1294 venne eletto papa. Era inesperto e nuovo agli intrighi della politica pontificia, così, amareggiato dai compromessi del potere e su pressione della stessa Curia, dopo solo pochi mesi rinunziò al soglio pontificio e tornò alla sua vita da eremita.

Ma Celestino V godeva di grande fama ed era esaltato dai nemici del nuovo pontefice, Bonifacio VIII (al secolo Benedetto Caetani), quale esempio di rigore morale.

Preoccupato da ciò, Bonifacio VIII lo fece prelevare e rinchiudere nel castello di Fumone, Qui Celestino V morì, dopo qualche mese di agonia, il 19 maggio 1296. È stato poi canonizzato nel 1313.

Forse è Celestino V colui che Dante Alighieri pone nel Terzo canto dell’Inferno, identificandolo con i versi (58-60): «Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto».

Oggi il castello di Fumone è di proprietà della famiglia Longhi, alla quale è stato affidato a partire dal 1584 da papa Sisto V.